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Maggiori controlli sugli affidi e sulle case famiglie

Roma. Una forma efficace di controllo sulle case famiglia, attraverso un monitoraggio quantitativo e qualitativo è l’obiettivo della proposta di legge dell’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza, illustrata ieri a Roma durante l’evento “Affidamento temporaneo: abuso o tutela?” – il fenomeno degli “allontanamenti facili”, Il convegno, tenuto questa mattina nella sala Moro della Camera dei deputati, ha visto la partecipazione dell’avvocato Francesco Miraglia che è intervenuto denunciando il sistema e portando dei casi concreti: “Uno dei problemi è chi controlla i controllori, quando ci sono delle case famiglia gestite da qualcuno che è anche stato condannato per terrorismo a 17 anni di reclusione e oggi è gestore di due case famiglia e sottoposto a procedimento penale, c’è qualcosa che non funziona. Io sto aspettando dalla Regione Emilia Romagna da più di un mese per sapere chi decide e chi da l’autorizzazione per aprire una casa famiglia.
Oppure in Abruzzo se qualcuno che ha subito dei procedimenti penali per maltrattamenti ha chiuso da una parte una casa famiglia e ne ha aperta un’altra, c’è un problema.  O quando ad esempio a Trento più di qualche giudice onorario è presidente della cooperativa che gestisce la casa famiglia e poi successivamente è giudice onorario e partecipa alla camera di consiglio su quel caso, un problema c’è.Il problema sta anche nel tribunale dei minorenni dove c’è un certo automatismo tra le relazioni dei servizi sociali, la richiesta della procura e il provvedimento. Viene prima allontanato il minore e poi passano mesi per fissare le udienze in cui i genitori e l’avvocato possano dire la propria. Sono questi i problemi. Perché diceva prima la mia collega un bambino da Sassari viene messo in Umbria (in una comunità che ci costa 428 euro al giorno)? Come è possibile che un bambino di Bolzano, di madrelingua tedesca, sia collocato a Forlì? Ma scusate, ma a Bolzano o nel Trentino non ce ne sono case famiglia, perché a Forlì? A me mi verrebbe da dire che è più una questione di soldi (e questa comunità costa circa 350 euro al giorno). Noi siamo qui perché c’è un giro d’affari di 1 miliardo e 700 milioni di euro sulla pelle dei minori, quindi è inutile che ce la raccontiamo.” Anche in base alle segnalazioni di Miraglia l’onorevole Brambilla ha presentato un disegno di legge per l’istituzione di un osservatorio indipendente costituito da non più di quindici esperti di comprovata esperienza nel settore del diritto di famiglia e minorile, ma anche persone che fanno parte delle associazioni che sono sul campo. L’osservatorio dovrà essere dotato degli opportuni poteri per avere finalmente una conoscenza adeguata della quantità e qualità delle strutture, essere uno strumento efficiente di valutazione e per dare risposte rapide e risolutive quando emergono carenze o abusi, nonché avere la possibilità di intervenire con efficacia.

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