E tu, come stai?
di Sara Spoletini (Sociologa)
Il” come stai?” è una delle domande frequenti all’inizio di una giornata con familiari, amici, colleghi e conoscenti. Lo diciamo mentre ci guardiamo negli occhi, attraverso una chiamata al telefono o un messaggio, eppure nella maggior parte di casi la risposta è da copione, ossia “tutto bene, e tu?”
Si rimanda all’altro la posizione scomoda di dover rispondere ad una delle domande più complesse che ci si possa fare. Quanto siamo in grado di dire ai nostri interlocutori davvero come stiamo e come ci sentiamo?
La risposta è che forse è difficile fidarsi, è difficile parlare per paura di essere giudicati in questa società in cui l’immagine è tutto, nella società in cui i social hanno costruito la solitudine collettiva.
Tanti amici e nessun confidente, tante relazioni e nessuna speciale.
Prendiamo un bel respiro e affrontiamo le fragilità di un momento storico complesso e pieno di lacune e scegliamo la direzione dove trovare pace, affrontando i malesseri. I malesseri sono come i sassolini nelle scarpe, non si riuscirà a camminare sicuri se c’è qualcosa che ti fa male.
A volte bisogna fermarsi, riflettere e chiedersi…e io come sto?
Questa è la settimana giusta per farlo, quella che va dal 9 al 16 ottobre in cui in Italia si celebra “La Settimana della Salute Mentale”.
I motivi per cui è stata istituita sono molteplici: sensibilizzare il pubblico sull’importanza di prendersi cura della propria salute mentale e prevenire i disturbi psicologici; ridurre il pregiudizio e la discriminazione verso le persone con problemi di salute mentale; promuovere un accesso universale e equo a servizi di salute mentale e supporto psicologico; evidenziare che la salute mentale è una componente fondamentale del benessere generale di ogni persona; affrontare le sfide attuali, come quelle poste dalle emergenze umanitarie, dai cambiamenti sociali ed economici, e dalla necessità di un benessere organizzativo sostenibili.
L’aumentato bisogno di supporto psicologico è causato da fattori sociali come l’isolamento dovuto alle tecnologie, la pressione sociale, l’incertezza economica, le crisi come la pandemia e le sfide nella gestione delle relazioni. Questi fattori possono portare a stress, ansia, burnout e problemi di autostima, spingendo sempre più persone a cercare aiuto psicologico per gestire la propria salute mentale. I Motivi principali che spingono le persone a cercare aiuto psicologico sono:
l’aumento dei fattori di stress legati al lavoro e alla vita quotidiana, la pandemia e l’incertezza hanno fatto crescere ansia e preoccupazione che generano stress e ansia; le fasi di cambiamento, come quelle professionali o personali, possono generare insicurezza e difficoltà di adattamento, richiedendo supporto per ritrovare l’equilibrio; la crescente consapevolezza che la salute mentale è fondamentale per il benessere generale ha portato a considerare il supporto psicologico non solo come cura, ma come investimento su se stessi; le difficoltà relazionali riconducibili a problemi di coppia, separazioni, o difficoltà a costruire legami solidi sono tra i motivi che spingono le persone a cercare aiuto professionale; l’attraversamento di eventi traumatici come un lutto, un trauma o una perdita possono richiedere un supporto specializzato per essere affrontati e superati.
Attraverso il supporto psicologico si impara a gestire le emozioni, la propria consapevolezza aumenta e di conseguenza l’autostima e le relazioni tendono a migliorare per vivere appieno una crescita personale.
E tu come staresti se senza quei sassolini nelle scarpe, senza quei pesi sul cuore, senza quei pensieri negativi, senza gli incubi che ti tolgono il fiato, dicendo quelle parole che non hai mai detto, facendo scelte che non hai mai avuto il coraggio di fare?
E tu come staresti se ti amassi di più?