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Alle rimostranze del padre per ripicca gli bloccano gli incontri coi figli VERONA (18 Dicembre 2021). i Servizi sociali di Verona hanno dato vita a una nuova moda: se un padre si lamenta del trattamento dei figli, alloggiati in comunità, gli sospendono gli incontro coi bambini e quando lo convocano per un chiarimento fanno trovare i vigili urbani schierati ad “accoglierlo”. Ci sarebbe da sorridere se non si trattasse di un fatto gravissimo quello accaduto a una famiglia veronese, che da anni subisce una ripicca dietro l’altra: viene loro vietato di incontrare i bambini, per un motivo assurdo: il padre si sarebbe lamentato del fatto che, nonostante compri continuamente abiti ai bimbi, uno di loro si è presentato all’ultimo incontro con le scarpe rotte. La stessa famiglia l’anno scorso si era vista allontanare i bimbi solo per aver denunciato la presenza

Salerno 13 dicembre 2021. I fatti risalgono al 20 Giugno 2020, quando un padre 34enne tenta di uccidere il proprio figlio di appena 7 anni, prima strangolandolo e dopo colpendolo al collo con dei forbicioni tagliaerba. Provvidenziale l’intervento di mamma Arianna (nome di fantasia), che accorgendosi dell’accaduto, usa il suo corpo per fare da scudo fra Luca (nome di fantasia del bambino) ed il padre omicida, salvandogli la vita, e scongiurando così la tragedia. Mamma e figlio vengono immediatamente ricoverati. Oltre allo stato di forte shock, vengono sottoposti a cure mediche per le ferite riportate. Dai controlli medici, avvenuti subito dopo l’aggressione, Luca oltre a riportare profonde ferite al collo, presenta dei lividi, che fanno presagire il tentativo di strangolamento adoperato dal padre. Ciò nonostante, anche se le ferite al collo del bambino risultavano essere in una zona del corpo altamente pericolosa, il

I genitori querelano i Servizi sociali per maltrattamenti e circonvenzione d’incapace MILANO (10 Dicembre 2021). Accusa il padre di ogni nefandezza possibile, scappa dalla comunità e dice di voler andare a stare con un rapper americano che asserisce di conoscere: una ragazzina di 12 e 9 mesi anni ospite di una comunità milanese è chiaramente in stato di profonda crisi e disagio. Prima di entrare in comunità un paio di anni fa era una ragazzina normalissima, che adorava i genitori, specialmente il padre. Che adesso non vuol nemmeno vedere. Cosa è successo in quella comunità da farla cambiare così tanto? «È stata sporta una denuncia per circonvenzione d’incapace – racconta l’avvocato Miraglia, legale dei genitori – e ne sarà presentata una anche per maltrattamenti: se la ragazzina da tre anni e 6 mesi si trova in comunità e da un anno

Bologna 27 Luglio, finalmente l’incomprensibile decisione assunta dai servizi sociali bolognesi, nei confronti di una madre (stimatissimo avvocato di professione), e della sua bambina di pochi mesi, gravemente malata, costrette a vivere, dentro una comunità, senza l’imprescindibile apporto dell’ambiente familiare, e dei propri affetti, nonché di una dimora più che adeguata, è stata stravolta dal Tribunale dei Minori di Bologna, grazie all’istanza urgente presentata dall’Avvocato Miraglia, difensore nominato dalla mamma della bimba. “Ci riteniamo molto soddisfatti, - dichiara l’Avvocato Miraglia - per il risultato ottenuto oggi, e per la rinnovata possibilità restituita a questa mamma, ed alla sua piccina, di vivere in un ambiente familiare materno, contornato dagli affetti più cari, e da un clima armonioso e sereno, che rappresentano un sostanziale e reale sollievo, nonché aiuto concreto, per questo nucleo familiare. Il calvario di questa mamma e delle sua piccolina, cominciò

Lecco 07 Luglio 2021, c’è una casa famiglia nel Lecchese, che farebbe inorridire, ogni essere umano, eppure vi sono recluse mamme, con i loro figlioletti, costrette a vivere in condizioni disumane, sottoposte a sopprusi e vessazioni continue, volte a distorcere la realtà. I fautori di queste situazioni incresciose, sono i servizi sociali del territorio Lecchese, che innescano meccanismi alquanto discutibili, omettendo le reali esigenze, delle povere malcapitate, e delle famiglie, che vi si rivolgono. Questa è la storia di una giovane famiglia, unita da un amore profondo, che nemmeno certe patologie psichiatriche, ha potuto disunire, ma che è stata disgregata, per opera dei servizi sociali di zona, che hanno messo in atto degli iter dissociativi, senza occuparsi delle reali necessità, di cui una famiglia ha sicuramente bisogno.